mercoledì 19 ottobre 2011

L'Artista in Fuga

Era dai tempi di Ritual de lo Habitual che non si intravedeva un artwork in pieno stile Jane's Addiction sugli scaffali degli ormai (quasi) defunti negozi di dischi. Dopo l'ennesima reunion (si erano sciolti nel 1991 per poi riunirsi un decennio dopo, nel 2001, e sciogliersi nuovamente nel 2004 e ritrovarsi a calcare di nuovo i palchi assieme nel 2009, dopo altri cinque anni di stop) torna una delle band più importanti e significative del panorama alternativo losangelino, capitanata dal chitarrista Dave Navarro e niente popò di meno che dal cantante Perry Farrel, patron di uno dei carrozzoni musicali più famosi e interessanti al mondo, il Lollapalooza (ne hanno fatta parodia persino i Simpson con l'epico Homepalooza) che nei 90's ha portato in giro per gli Stati Uniti band del calibro di Nirvana, Pearl Jam, Red Hot Chili Peppers, Rage Against the Machine, Soundgarden, Alice in Chains e tanti altri.

Tornano i Jane's Addiction, appunto, e fin dalla copertina di The Great Escape Artist ti aspetti di imbatterti nelle sonorità immortalate in quei due bellissimi dischi (Nothing's Shocking del 1988 e il sopracitato Ritual de lo Habitual del 1990) che li avevano lanciati nell'olimpo del rock. Cosa che invece non era successa col predecessore (Strays del 2003) che, fin dall'artwork, a tutto faceva pensare, tranne che a un ritorno in grande stile della band di Mountain Song. Oltre al fatto che il disco non aveva una sola canzone che si avvicinasse minimamente allo stile del vecchio repertorio, in copertina, per la prima volta nella loro storia, non vi era immortalata nessuna opera d'arte concepita per l'occasione dall'eclettico cantante, bensì una foto photoshoppata su sfondo desertico dei quattro musicisti in posa per l'occasione. Cosa che più che farli apparire come la band originale, li faceva sembrare la coverband di turno.

Tornando al disco appena uscito, basta la opening track per rendersi conto che non riavremo la band di un tempo tanto facilmente e, in questo caso, pur essendo un nostalgico, direi che per fortuna non la riavremo! Un po' perché il prodotto non è male, un po' perché sarebbe un po' ridicolo sentire la band comporre e suonare oggi canzoni alla Been Caught Stealing. Il disco è relativamente corto (chi mi conosce sa che per me è un punto a loro favore): dieci tracce per meno di quaranta minuti che si lasciano ascoltare con piacere. Niente di nuovo o innovativo all'orizzonte, un buon disco rock con molti spunti interessanti, forse con poco mordente, ma comunque di buona fattura. Prescindibile per chi simpatizza, ma non ama.

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