giovedì 30 dicembre 2010

Verità.

Eh, la verità.

La verità è che... c'importa solo di ciò che c'importa;
che ci interessa solo di ciò che ci interessa;
che ci frega solo di ciò che ci frega.

La verità è che mi sono rotto le palle, ma a voi, a dire la verità, mi sa che non v'importa, non v'interessa e tanto meno ve ne frega.

sabato 18 dicembre 2010

Felice di non contare un cazzo.

È vero, io scrivo (male) di musica, ne ascolto e ne compro anche un bel po'... ma non sono un esperto. Non voglio esserlo. Parlo dei miei gusti e di quello che reputo interessante per me (=che interessa a me). Non mi azzardo a dire agli altri cosa è bello e cosa no per cercare di imporre un mio pensiero, semplicemente dico cosa mi piace e cosa no solo per esprimere quello che penso dopo l'ascolto. Se ho imposto qualcosa è sicuramente l'ironia espressa in un giudizio senza peso, che non mi spettava, conscio del fatto che chi mi conosce sa che non me ne frega un cazzo. Difendo i miei gusti e i miei pareri quando qualcuno li attacca, mi limito a quello, perché ad attaccare i gusti altrui, diciamocelo, non ne cavi un ragno dal buco.

Il mio parere non è obbiettivo, ma di parte. La musica... no, non l'ascolto tutta. Solo quella che mi piace e mi va d'ascoltare.

In un mondo di persone che hanno capito tutto, oggi, questa è una colpa. O sei un esperto e ti vanti d'esserlo o il tuo parere oltre a non contare un cazzo, è inutile e senza peso. Come te, per loro.


mercoledì 15 dicembre 2010

Un paese che non soffre soffrendo, ma intanto si fida.

Nel mio piccolo mi sto convincendo sempre più che il Circo è la metafora perfetta per descrivere questo paese.

Se ci pensate bene è vero, come esempio calza a pennello. Ci sono un branco di pagliacci e domatori pieni di sé a intrattenere e a dare ordini ad animali che li seguono a testa bassa, senza fiatare, con lo spettatore pagante, lì seduto, che si gode lo spettacolo con aria soddisfatta. Quello che succede dietro le quinte nessuno lo sa. O meglio, i grandi lo sanno, ma preferiscono godersi lo spettacolo e far godere ai propri pargoli la visione luccicante di tutto questo, tralasciando le verità scomode, senza che i piccoli corrano il rischio di porsi qualunque tipo di domanda al riguardo. Tanto loro son seduti, belli comodi e soddisfatti, con le braccia conserte... e chi li schioda?!

Chissà se un giorno qualcuno di voi spettatori capirà mai che sta condannando la propria progenie a passare il tempo necessario nella gabbia delle tigri.

Chissà...


mercoledì 8 dicembre 2010

In loving memory of a Victim of the insane

"I don't expect you to understand
after you caused so much pain,
but then again you're not to blame,
you're just a human, a victim of the insane.
We're afraid of everyone...
afraid of the sun.

The sun will never disappear,
but the world may not have many years."




(John Lennon, 9.10.1940 - 8.12.1980)

lunedì 6 dicembre 2010

111

Si sposarono in estate,
traversarono le contrade
fino ai peschi nel cortile
del podere padronale.

Festeggiarono ad effetto,
si schiantarono nel letto,
poi in viaggio senza stile
sulle spiaggie del grecale.

Lei lo amava in qualche modo
e la vita si assestava così.
Lui la amava più che poco
e la vita proseguiva così.

Con rapidità volgare
presero a farsi del male
e un fanciullo assai vezzoso
venne a farne le molte spese.
Smisero di far l'amore,
smisero anche di scopare,
smisero di dormire insieme
e smisero di chiacchierare.

Lui, imbroglione di tenace infedeltà,
alle bassezze la sua lenta deriva portò.
Lei che lo attese con inquieta lealtà,
dopo tre anni un amore nuovo si trovò.
Un amore nuovo...

Non è stato difficile
raccontare questa storia
di ordinario fallimento coniugale
e non fu esattamente impossibile
accettare per me stesso
l'ipotesi dell'abiezione.
In fondo pensavo "Dovrò fare i conti
con una crescente contrizione,
passando la vita a vergognarmi
per un talento giocato davvero molto male"

Ma quale errore? Quando mi accorsi
di averla uccisa a martellate...

Quale orrore quando mi accorsi
di averla punita massacrandola
a martellate...

Quale orrore...
Ma quale orrore!
Che mostro sono...
e non so neanche farmi fuori da me!

Qualcuno ha voglia di pregare per me?!

(Cristiano Godano, Marlene Kuntz)

martedì 30 novembre 2010

"Mamma, cosa sono le pellicce?"



Abituarsi

In un mondo dove il genio e l'intelletto muoiono suicidandosi, l'ovvio e il bietto e il triste e l'arrogante non sapere, non volere vedere o il semplice accontentarsi del meno peggio campano cent'anni. Questa è l'Italia. Accontentatevi, i prossimi saremo noi.

lunedì 29 novembre 2010

Demeriti

Noi giovani siamo una massa di ipocriti senza coglioni, smidollati e viziati. Con il principio del 'contro', ma senza fondamenta solide. Chi non sa prendere una decisione senza dare certezze a se stesso e agli altri, lasciando in sospeso le persone alle quali sta a cuore, non meriterebbe di provare alcun sentimento.

Se sei incerto in quello che fai, non ci provare nemmeno, lascia perdere: SAI GIÀ BENISSIMO CHE NON FA PER TE.

venerdì 26 novembre 2010

FUORI (dal Magnolia... magari si sarebbe sentito meglio) / Anche io bevo Amaro Guliani

Era la prima volta che entravo al Circolo Magnolia dopo anni che ne sento parlare bene... e, in effetti, il locale è bello e di poche pretese, uno di quei posti che fanno tanto casa e dal quale ti aspetti quel genere di persone che possono fare al caso tuo, magari coi tuoi stessi gusti musicali o, se ti va male, comunque con qualcosa da dire.

È la seconda volta che mi riesce di andare a vedere i Ministri suonare dal vivo ed è abbastanza per rendermi conto che sono una certezza: una band che dal vivo non tradisce mai le aspettative di chi va a rivederli (e, nonostante il nuovo disco mi sia piaciuto a metà, nemmeno le mie) e che soddisfa al 100% chi li va a vedere la prima volta. Giuro, è impossibile sentir dire da un amante del rock che questa band non sappia tenere un palco. Purtroppo, però, come vuol lasciare intendere il titolo, c'era un problema alla base: l'acustica. Alle 21.30 partono con il loro set i Torquemada, un gruppo di quattro elementi (chitarra, basso, batteria e violectra), tutti e quattro microfonati e supertecnici col proprio strumento. L'impressione avuta è che il loro fosse un genere che racchiudeva in ordine sparso quattro band che non c'entrano nulla fra di loro e cioè Kyuss, Verdena, Afterhours e Punkreas. Al contrario di quanto questa considerazione possa far pensare, il gruppo ci sapeva fare e aveva personalità da vendere. Essendo tutti e quattro microfonati (anche il batterista, che aveva quel microfono da me chiamato 'microfono a guancia'), nella mia mente sono apparsi come i Pooh che fanno rock duro. Ma si sa, io non sono capace di dar giudizi, quindi fate finta che abbia detto Genesis. Fatto curioso invece era che il gruppo suonasse dentro il locale, mentre i Ministri all'esterno, in uno spazio a quanto pare creato apposta per l'inverno, una sorta di capannone riscaldato. Ber organizzato (questa mossa accorciava i tempi del cambio palco) e ben allestito, per carità, ma ieri sera non ha reso giustizia al loro impatto sonoro, creando un marasma di suoni e una marmellata di bassi che più che coinvolgerti ti stordivano. Voce distorta e mischione indistinguibile di chitarre e basso. Capivi quello che suonavano perché conoscevi i pezzi.

Acustica a parte, anche se è solo la seconda volta che li vedo, mi rendo conto d'essere di fronte a una grande band, una di quelle che riesce a tirar su uno spettacolo e una carica così coinvolgente che ti domandi cosa ci facciano ancora al Magnolia, quando, non dico il Forum di Assago, ma almeno un Alcatraz, che di sicuro renderebbe più giustizia ai loro strumenti e soprattutto alla voce, potrebbero riempirlo senza problema alcuno. E poi, per chi non lo sapesse, la data di ieri, il 25 novembre, è andata sold-out nel giro di pochissime settimane e il gruppo per questo motivo, ha deciso di attaccare una data il giorno prima, il 24, così da poter dare la possibilità a chi non è riuscito ad accaparrarsi la prevendita per il giorno dopo. I presupposti per un salto di qualità ci sono eccome, ma forse mi sfugge qualcosa. Approfondiremo col tempo.

Per quanto riguarda l'esibizione, esaudiente fu l'impressione e il commento di Marica che a fine concerto dice "Cacchio, questi spaccano il culo ai passeri!" perché, frase fatta a parte, questi tre ragazzi (+1) ci sanno fare davvero e lo dimostrano pezzo dopo pezzo, partendo dagli esordi fino ad arrivare ad oggi con canzoni nuove di zecca, saltando, urlando, dimenandosi sul palco e suonando sempre in maniera impeccabile ogni nota. Notevole lo sforzo del Divi (basso e voce) che, come mi faceva notare la Cri, che è attenta a questo genere di particolari, è riuscito a mantenere l'intonazione in qualunque circostanza, anche mentre gli strizzavano le chiappe dopo lo stage diving. Si, perché c'è da dire che il cantante s'è buttato fra il pubblico - cantando - almeno tre voltre e in tutte e tre non è riuscito a steccare nemmeno una volta, tanto da far pensare fosse registrato. Federico impeccabile e Michele che pesta sempre come un dannato. Ottimo l'apporto dell'ormai onnipresente ministro aggiunto alla seconda chitarra, alla tastiera e ai sintetizzatori. Belli gli riarrangiamenti di alcuni pezzi (tipo l'intermezzo acustico de Il Bel Canto) e gli spazi intermedi inseriti nel mezzo di due o tre pezzi dove ognuno di essi riusciva a darsi da fare in maniera impeccabile col proprio strumento, quasi come se fosse l'ultima cosa da fare prima di andare all'altro mondo.

Niente da dire nemmeno sulla setlist, completa ed equilibrata che non ha lasciato nulla in sospeso. Mi ha fatto un po' storcere il naso Tutta Roba Nostra, che a ben vedere non è un pezzo che adoro, ma ieri sera è stato l'unico pezzo suonato veramente male. A mio avviso avrebbero potuto mettere El Camino de Santiago e sarebbe potuta essere la scaletta perfetta. Molteplici riferimenti all'Emilio nazionale, alle manifestazioni degli studenti e ottima risposta dal pubblico (per dire, nemmeno erano saliti sul palco che il pit urlava "FUORI!" e "BERLUSCONI PEZZO DI MERDA!". Son cose, eh!), sempre attento e coinvoltissimo nel pogo. Bellissimo tra il primo e il secondo encore l'enorme cartellone composto "UOMINI SOLI", che altro non era una richiesta (per chi non lo sapesse, i Ministri nel precendete tour erano soliti rifare il pezzo dei Pooh durante i loro concerti) purtroppo non esaudita.

Insomma, da fare e rifare e rifare. Questa band migliora di esibizione in esibizione ed è sorprendente la risposta di un pubblico che li conosce per lo più grazie al passaparola. Sarà una mia impressione, ma pur avendo un contratto major, questa band viene pubblicizzata poco... sarà forse perché per i loro concerti non v'è immischiata/o l'ombra/sciacallo del bigliettone? Mah... come dicevo prima, approfondiremo col tempo, così da capire se l'intuizione è giusta o giusta.


ECCO I DICIOTTO PEZZI SUONATI IERI SERA:
- Il sole (è importante che non ci sia)
- Che cosa ti manca
- Bevo
- Non mi conviene puntare in alto
- Vestirsi male
- Fuori
- Gli alberi
- La piazza
- Una questione politica
- Tutta roba nostra
- Il mio compagno di stanza

PRIMO ENCORE
- Il bel canto (solo chitarra, voce e stage diving)

SECONDO ENCORE
- I nostri uomini di vedono
- Mangio la terra (sottotitolata "Odiamo le nonne")
- Tempi bui
- La petroliera
- Diritto al tetto
- Abituarsi alla fine


domenica 21 novembre 2010

SE

Se sei contro: non capisci un cazzo
Oggi, se non ti adegui non sei un Italiano. Per loro devi stare zitto e subire... e guai a parlare di dittatura.

Se ti adegui: sei uno che segue la massa
C'è anche quello che, per quieto vivere, per evitare che certi rompano i coglioni - perché se certi sapessero dove hanno le orecchie, sarebbe già quello un passo da gigante - si fa andare bene tutto, ma se lo fa non va bene, perché sembra che non te ne freghi nulla. Anzi, ve lo dico io: non gliele frega proprio nulla! Figuriamoci se si mette a seguire la massa, qui poi... nel paese dell'altruismo. Bah.

Se ti astieni: sei egoista
Se non vuoi sporcarti le mani, è il rischio che devi correre. Come i lupi nel branco, chi molla è perso. Ma anche no.

Se sei un perbenista: sei un paraculo
Vero.

Se sei un altruista: te ne vanti
Se fai del bene e non te ne vanti parlandone a tutti, non sei uno che fa del bene. Ospita chi vuoi a casa, fai del bene perché un tetto questo non ce l'ha, e poi lamentati perché frega i tuoi spazi.

Se sei un introverso: sei un demente
Se non sbandieri gli affari tuoi al mondo intero, hai sicuro qualcosa da nascondere. Qualcosa di molto grave. Però è anche vero che se tutti sanno che sei un mafioso, un ladro, un bugiardo e un assassino, si giran tutti dall'altra parte. Alcuni invece ti stringono la mano sorridendo e bisbigliando "BEN FATTO!"

Se fai bene e non lo dici: sei un idiota
Se lo dici è impossibile che non ti credano. Tutti fanno bene, non c'è male che tenga. Anzi, si, c'è. Male è chi non usa il preservativo con le troie.

Se dici la verità: sei anticostituzionale
Guai, guai a voi se mai vi capiterà di far notare a qualcuno che ha sbagliato. Non esiste. Siete voi gli ingnoranti, è una questione di punti di vista. Il vostro. Infatti non conta un cazzo. A noi ci piace la figa.

Se ti fai i cazzi tuoi: sei un asociale
Nell'era dei social network non esiste chi si fa i cazzi suoi, ed è proprio vero: prima vivevi meglio. Anche se alla fine non cambia nulla: prima, per farti i cazzi degli altri, dovevi credere a tutto quello che ti dicevano, ora ci credi lo stesso, anche di fronte alle evidenze.

Se sei un asociale: IO non ti chiamo
Non date mai buca agli amici, non dite che state male o che siete giù di morale o che avete bisogno di riposare. Non lo fate! Nemmeno una volta! Siete come le cover del Nokia 3210: intercambiabili. E guai a voi se nella situazione più disperata faceste capire al vostro più caro amico che avete bisogno di una mano, di una spalla su cui piangere o qualcuno con cui parlare. Per quello c'è lo psicologo.

Se dici la tua: rompi i coglioni
Non farlo, non dirlo, non pensarci nemmeno! O me lo certifichi su carta intestata, con timbro amministrativo, impronta digitale, file audio con ammissione e testimonianza con tanto di tracciatura del DNA al seguito - se stai parlando di qualcuno e non di qualcosa - o non dire nulla di quello che sai. Che sia per sentito dire o perché lo hai letto, non è importante. Tu non dirlo, tanto non gliene frega niente a nessuno. Questa è la libertà di parola e se non ti va bene, quella è la dogana. Fuori dalle palle. Il tuo parere non conta un cazzo.

Quindi: fatti una foto e mandala a tutti
"Take it easy", fottitene che noi ce ne fottiamo. Ci vediamo in riva al fosso. E guai a chi tira in ballo a Luciano Ligabue.

martedì 16 novembre 2010

Contraddittorie

Torna come la pioggia incessante del Novembre di tutti gli anni passati
Come il malcontento
Come l'incompiuto
Come il rimpianto di non aver fatto o di non aver detto
Come il non avere voglia
Come il tempo che non passa
Come quello che invece nemmeno t'accorgi che è passato
Come il dolore che provi nel tagliarti con la pagina di un libro, nell'intento di girarla
Come un ricondo stupendo che resterà comunque solo un ricordo.

Torna e, mai come in certi momenti, l'ospite indesiderato diventa indispensabile
e non vedi lo stesso l'ora che se ne vada senza lasciar la minima traccia di se.

Torna, ti ferisce e, nonostante tutto, non puoi comunque farne a meno.

venerdì 12 novembre 2010

Supporre

[sup-pór-re]
(suppóngo; si coniuga come pórre)
v. tr.
- Congetturare, immaginare per ipotesi, presumere: supponi che io ora parta per un mese di vacanza: tu che faresti?
- Immaginare, ritenere, credere: supponeva di avere nemici dappertutto; suppongo che arriverà domani
- Supporre molto di sé, avere un alto concetto di sé

[sup-po-si-zió-ne]
s.f. (pl. -ni)
- Il supporre: ci sono arrivato per s.
- Ciò che si suppone; congettura, ipotesi: una s. verosimile; queste sono solo supposizioni

[sup-po-nèn-za]
s.f.
- Atteggiamento sdegnoso e arrogante: la sua s. irrita chiunque lo frequenti

[sup-po-nèn-te]
(pl. -ti, part. pres. di suppórre)
agg. e s.m. e f.
Che, chi si atteggia in modo sdegnoso e arrogante verso gli altri: è un tipo presuntuoso e s.


giovedì 11 novembre 2010

Mete(o)?

Da bambino ero bravissimo a giocare da solo.

In adolescenza, invece, ero bravo, ma bravo bravo a mangiare.

Di studiare non se ne parlava nemmeno per scherzo, ma ero assolutamente capace di far spendere i soldi ai miei in libri che ero bravissimo a pasticciare e a rendere inutilizzabili, così, tanto per farmi ridere in faccia dal commesso del Libraccio quando provavo a rivenderli.

Al lavoro non ne parliamo. Alla voce lavativo non c'è il mio nome, hanno direttamente messo una mia fototessera dove, per giunta, son venuto male. Per dire, ora dovrei lavorare, invece son qui a scrivere mentre mi pagano per fare altro. Cosa non lo sanno nemmeno loro di preciso, figurati io.

Non mi ritengo uno stupido (sicuro faccio male - lo so che lo avete pensato, siete scontati quanto me, coscente del fatto che state scuotendo lo stesso la testa per esprimere il vostro dissenso. Vi vedo, siete bravissimi.) e quindi ogni tanto ripenso alle cose dette nelle prime righe del post e mi chiedo "ma come sarei ora se allora avessi avuto gli stessi gusti, gli stessi bisogni, gli stessi principi, gli stessi desideri, insomma, la stessa testa che ho oggi?"

Non lo so, però so che tutte queste premesse, in venticinque anni di nulla, mi hanno portato - perdonate il gioco di parole - al nulla. O meglio, son servite a rendermi un peso per i miei che hanno pagato un sacco di soldi per un'istruzione che mi son limitato ad ignorare così da non renderli fieri del loro unico figlio, son servite a non avere un amico vero-presente-fidato e son servite a far si che sia io in primo luogo a non fidarmi di me stesso. Per mia madre sono uno stronzo, per mio padre nemmeno lo so cosa sono... e non so cos'è peggio. Per gli 'amici' sono un buffone saccente e buono a nulla, se non a lamentarsi e a voler avere l'ultima parola ad ogni costo. Non sono circondato da cattive persone, non tutti per lo meno... non parlo bene di nessuno di solito, ho solo di che lamentarmi, sempre, e di conseguenza mia madre ha ragione. Mio padre... boh. Al lavoro è meglio che non sappia cosa pensano di me, altrimenti sono finito. Anzi, forse lo so, ma voglio tenermi questo dubbio. Almeno questo. Non mi conoscono quasi per nulla e odierei profondamente il loro giudizio, quasi quanto odio loro.

Sono qui fermo che mi fisso le scarpe e mi riesce solo di investire il mio tempo  pensando a un modo alternativo di allacciarle, non badando al fatto che sono sporche e che, nonostante questo, alla fine non mi son lasciato portare da nessuna parte nemmeno da loro.

Arrivando alla fine di tutto questo, dite che riuscirò ad avere finalmente una visione nitida della mia non-corsa?

Io dico di si.
Cristallina.

Ve lo chiedevo così, solo per far capire a voi chi sono
e cosa non sarò.

sabato 6 novembre 2010

Bread and Punk Godparents

Parafrasando quello che dissi tempo fa all'amico Monty, che del motivo per cui scrivo questo post ne parlò a suo tempo sul suo blog, certe produzioni hanno un lavoraccio dietro e "i produttori hanno uno scopo e cioè quello di far suonare i dischi in un certo modo. Ingegneri del suono e compagnia bella sono lì per un motivo e, in quegl'anni, il motivo era il vinile".

Di cosa parlavamo? Semplice, se non l'aveste ancora capito di Iggy Pop e dei suoi Stooges.


Sono sempre stato un fissato, un estremista, uno sconsiderato per quanto riguarda l'ascolto dei dischi, in qualunque loro formato. Il mio problema più grosso è però quello che se un disco non mi conquista nel momento preciso in cui lo ascolto, viene accantonato. Questo è quello che successe con gli Stooges ormai anni fa, quando mi procurai gli mp3 dei loro primi tre lavori (o i primi due e mezzo, visto che ancora c'è gente che si chiede a chi attribuire l'ultimo Raw Power, se a Iggy come sua prima opera solista o a tutta la formazione storica degli Stooges) e, vuoi per il genere di ascolti che stavo affrontando allora, vuoi che comunque cresci e lo fai lentamente, ma ai tempi non ci fu appeal. Ricordo che ascoltai il primo omonimo e Raw Power e, in un primo momento, mi sembravano uno troppo moscio e l'altro spropositatamente distorto e di conseguenza inascoltabile per quello che allora era il mio metro di giudizio del tempo. Pensai fosse colpa del formato e pensai anche che le spese in quel periodo volevo farle per acquistare altro materiale, quindi lì'interesse andò scemando e mi dimenticai momentaneamente di loro.

Poi mi imbattei nel post del sopracitato Monty e rinacque la bramosia. Con lui mi misi a parlare della produzione di questi tre lavori, che appunto nel formato mp3 non mi dicevano nulla, ma che comunque non potevano dare giustizia a dischi concepiti, nati, cresciuti e sviluppati per il formato analogico. Quindi ci eravamo ripromessi di aggiornarci al riguardo, perché la cosa aveva un peso e andava assolutamente approfondita.

Ecco, sabato con la scusa di un'uscita discografica per me agognata come l'acqua nel deserto, mi sono ritrovato per la prima volta alla fnac di via Torino a Milano, con Cristina che, evidentemente, come ogni volta che si entra in un negozio dove sono esposti CD e LP, si dev'essere sentita sola che di più non si può. Devo ringraziarla, prima di tutto per la pazienza che mostra ogni volta nei miei confronti (divento un pazzo maniaco in quei posti) e secondo poi perché era la prima volta che mettevo piede in quel posto e, grazie a lei che mi ci ha portato, mi son sentito come il Charlie de La Fabbrica di Cioccolato: povero, poverissimo, ma felice. Mentre spulciavo avido fra gli scaffali mi sono imbattuto nello scompartimento riservato agli Stooges e ho notato che i prezzi erano più che accessibili, quindi dopo il solito "perché no?" mi sono trovato dentro al negozio con un carrellino - tipo quelli del supermercato - al seguito e tutto l'occorrente per mantenere la promessa fatta a suo tempo a Monty e a me stesso. E per diventare ancora più povero, ovviamente. Curioso il fatto che, intento a fare la fila alla cassa, guardando le copertine dei CD appena tirati su dallo scaffale noto che sul retro di The Stooges e Fun House v'è scritto: "The music on this compact disc was originally recorded on analog equipment. We have attempted to preserve, as closely as possibile, the sound of the original recording. Because of its high resolution, however, the compacr disc can reveal limitations of the source tape." mentre su quello di Raw Power leggo: "People kept asking me - musicians, kids I would see, 'Have you ever thought about remixing Raw Power?'" "Everything's still in red, it's a violent mix. The proof's in the pudding." e alla fine mi ritorna in mente appunto lo scambio di opinioni di cui sopra. Arrivato a casa,  PC alla mano, mi documento e scopro che mentre per i primi due si parla solo di riversamento con 'adattamento' da analogico a digitale, sull'ultimo c'è proprio un riconfezionamento audio
Leggo anche che ne '73, quando uscì l'ultimo lavoro di Iggy con gli Stooges, il disco era pronto già mesi prima dell'uscita, solo che il missaggio non convinceva i discografici perché troppo caotico, quindi venne assoldato un certo David Bowie al mixer e il disco finalmente uscì. La versione riversata in CD però, nel 1997, venne ripresa da Pop perché, a detta sua - guarda caso rafforzando la mia teoria - non rendeva giustizia al lavoro. Dopo essermi documentato, passo all'ascolto e, come speravo, già passando da mp3 a CD il discorso cambia, non tanto per il primo lavoro (registrato di suo abbastanza basso e con sfumature non troppo nitide, anzi, decisamente cupo e sottotono per i miei gusti... senza però farsi mancare pezzi epocali, ovvio), quanto per Fun House e Raw Power che in compenso sono devastanti e ti prendono a schiaffi forti pezzo dopo pezzo. 
Mi ritrovo stordito sul pavimento freddo della stanza, con le casse che urlano. Adorante. Come se fossero nel mio salotto a suonare e sanguinare, come se Iggy stesse urlando a due centimetri dal mio naso. Estasi, talmente in estasi che mi ritrovo a pensare che se in CD, nonostante le premesse, questa musica riesce a rendere così tanto, non oso immaginare cosa può diventare questo sound, riprodotto 'a freddo', sul caldo vinile. La curiosità è tanta, al punto che lunedì dovrebbero arrivarmi gli LP degli ultimi due dischi sopracitati, uno (Fun House) nella ristampa del 2007 e l'altro (Raw Power) nella versione 2010, con tanto di doppio LP contenente, oltre ad un booklet dettagliato con testi, foto dell'epoca e commenti degli autori del materiale inciso, le due versioni del disco: quella di Bowie del '73 e quella di Pop del '97.


Si si, lo so. Ho detto che sono povero.
Ma che volete che vi dica, anzi, chevvelodicoaffare...
non mangerò.

D'altronde "Non si vive di solo pane..."


mercoledì 13 ottobre 2010

FUORI, si. Da casa mia.

Chi mi conosce sa cosa penso del download gratuito, a chi non mi conosce lo spiego ora in queste righe. In parole spicce, considero il download utile ai fini del non comprare merda. Mi spiago meglio: una volta i dischi costavano più o meno quanto costano adesso (rapportando i prezzii agli stipendi di allora, ovvio), solo che allora erano SOLO dischi in vinile, visti i livelli dei gruppi di una volta, quando era ancora tutto da scrivere, ci si poteva permettere il lusso di comprare a scatola chiusa e, se proprio proprio beccavi per sfiga un album tutt'altro che ben fatto, poteva consolarti il fatto che fra le mani avevi comunque un bell'oggetto. Oggi no, non è così. Oggi comprare un CD a scatola chiusa, a mio avviso, non è possibile. Perché? Perché oltre a rischiare di trovarti con un singolo in mezzo a dieci o più tracce inutili (perché, diciamocelo, che alcuni fanno i furbi e ti propinano il singolone della madonna e decine di riempitivi orripilanti non è una novità), ci si ritrova fra le mani uno sgorbietto inutile, che passerà il tempo a prender polvere e a farci girare le palle ogni volta che l'occhio cadrà lì dove lo abbiamo messo. Quindi oltre il danno la beffa.

Ora, cosa c'entra questo col download? C'entra eccome! Perché chi compra dischi oggi è un precario e la musica è diventato un lusso. Per citare un Pino Scotto a caso "Un libro di Emilio Fede ha il 4% d'IVA, un disco il 20%. Il nostro è un paese di merda". Sono d'accordo. Di pagare un prodotto di venti euro a scatola chiusa, oggi, non ci penso nemmeno. A meno che non ci sia gente a cui piaccia il rischio o è particolarmente in vena di buttar via soldi, questo discorso vale un po' per chiunque sa come girano ora le cose nel mondo discografico e nell'industria musicale.

Chi ascolta musica di un certo tipo - gli audiofili, per intenderci - solitamente, apprezza anche il fatto d'avere il disco in un formato decente e spesso non si accontenta degli mp3, anche se di buona fattura o addirittura acquistati legalmente da siti come iTunes. C'è da dire anche che c'è chi cerca comunque di risparmiare o di centellinare le spese mensili per potersi permette il - fa ridere, lo so - lusso di comprarsi un CD (o il redivivo LP). Farebbe girare le scatole a chiunque privarsi di un'uscita fra amici o non poter mettere benzina per andare via un weekend per potersi permettere un disco che poi alla fine può anche far schifo. A me, come a molte altre persone, è capitato di comprare dischi a scatola chiusa e il buon 50% delle volte sono rimasto scottato. Ho imparato ad ascoltare prima di acquistare e non tutti i negozi e i megastore ti permettono di fare un ascolto preventivo. Non me ne vergogno, io scarico e, se mi piace, acquisto. Non fatico a investire soldi se il prodotto è valido e meritevole, ma sono davvero pochi gli artisti che mi convinco a comprare a scatola chiusa e, dopo il precedente Tempi Bui del 2009, un disco che ho adorato e che adoro tutt'oggi, aspettavo con ansia questo Fuori, l'ultima fatica discografica di questa piccola grande band di milano, i Ministri.

Ecco arrivati al punto risolutivo di tutta questa pappardella.

Impazientissimo che questo nuovo lavoro uscisse, arriva la data dell'uscita nei negozi e mi accorgo di avere in tasca giusto la moneta per un caffè alla macchinetta della ditta, un debito di trenta euro con un collega e la ricarica al telefono da fare. Questo disco non lo posso permettere in questo momento. Mi girano le palle. È uscito. Non vedo l'ora di sentirlo. "Tanto, appena ho i soldi, lo compro". "Ok, lo scarico".

Il pre-singolo, Il Sole (è importante che non ci sia), mi aveva esaltato e fatto ben pensare. Mi sono ritrovato davanti a una di quelle canzoni che appena ti entrano in testa è la fine, non pensi ad altro in macchina, in fila in banca, alla cassa del supermercato e sotto la doccia. Il secondo singolo, quello ufficiale, Gli Alberi, mi ha invece fatto storcere il naso. "Ma si, tanto sicuro ce ne saranno di migliori nel disco". E invece no! NO! Dannazione. Ho scaricato il disco e l'ho ascoltato forse sei volte tra ieri sera e tutto oggi e non mi ricordo un solo pezzo. Il mio filtro non ha assorbito nulla. NULLA! Niente di niente.

Delusione totale. Ecco, questo è l'esempio che volevo usare per farvi capire cosa penso del download illegale. In questo caso il non riuscire a comprare un disco che avrei comprato a scatola chiusa e poterlo ascoltare prima di comprarlo, mi ha salvato il portafogli. Ok ok, il disco dei Ministri costa meno degli altri CD, ma il senso è che non me lo regalano mica! Se io volessi spendere quei soldi in qualcosa di veramente soddisfacente?

A volte ringrazio che il più delle volte non ho abbastanza soldi per assecondare le mie voglie.

Ultima cosa prima del linciaggio: non prendetevela SOLO con la pirateria, prendetevela ANCHE con chi vuole essere chiamato artista, ma altro non vuole se non mettervi le mani in tasca mentre ride di voi, alle vostre spalle, soddisfatto del suo non lavoro. È facile dire o accusare la gente di voler far morire un mercato importante come quello del disco, ma se voi acquistaste casa o la macchina nuova, non pretendereste la perfezione? Non si scherza con le tasche della gente. Proprio no.

lunedì 11 ottobre 2010

Mi permetto di dissentire, appunto.

Ognuno di noi ha le proprie abitudini, piccoli momenti che ci concediamo solo per noi, piccole attenzioni che nessuno può dare alle cose, se non noi. Solo noi. Ci sono le piccole certezze che si basano sul mangiare a una determinata ora, sulla pizza della domenica, per non parlare del pollo del martedì, della bistecca del giovedì e del pesce del venerdì. Il Letto fresco prima di andare a dormire, ne vogliamo parlare? La tavoletta del cesso alzata, perché sennò sono cazzi vostri, pincopalla piscia dove gli capita se ve la scordate abbassata! Poi... i pantaloni appesi in una certa maniera, le magliette nel cassetto piegate in un certo modo e... no, aspetta, chi ha spostato quella cosa? Chi si è permesso? Chi ha OSATO mettere mano alle mie convinzioni?! CHI?!?! Chi si è permesso di trasformare i Bad Religion in una band di debosciati?!

Ecco, questa è stata la mia reazione al primo e attento ascolto di questo "The Dissent of Man", la stessa che avrebbe chiunque quando trova qualcosa fuori posto nella propria routine. Badate, c'è routine e routine, quella monotona, ma anche quella che ti fa vivere tranquillo. Comunque, tornando alla musica, ovunque mi giri leggo recensioni positive, gente che dice che dopo 30 anni non hanno perso smalto, che nonostante l'età non si sono mai piegati alla volontà delle case discografiche di creare i diretti antagonisti dei vari Green Day o dei loro figliocci, gli Offspring. Sono d'accordo. Dal vivo questi anzianotti spaccano ancora il culo ai passeri (cit.), però non l'ho pensata così all'ascolto di questo disco. Se volevo ascoltare un disco dei Green Day, cazzo, ne prendevo uno a caso dalla discografia originale in mio possesso e lo mettevo su. Ancora adesso non riesco a non ascoltare questo disco se non con rammarico, un po' perché per me questi non sono i Bad Religion di cui mi sono innamorato, un po' perché dopo l'ultimo New Maps of Hell del 2007 quasi si era urlato al miracolo: pezzi tiratissimi, voce grezza, batteria che dava colpi bene assestati e chitarre devastanti dopo un decennio così cosà. In questo disco la voce pare inesistente, i pezzi sono mosci e lustrati come scarpe di vernice e le chitarre elettriche lasciano spazio a distorsioni minime e, in alcuni pezzi, a chitarre acustiche come base ritmica. Si salva giusto la batteria, ma non è abbastanza. Insomma, era tutto quello che non mi aspettavo da una band del genere, che mi aveva abituato al suo essere tanto melodica nelle liriche, quanto dura negli arrangiamenti.

Altra nota stonata, in mezzo al marasma di controversie, sono i plagi e gli autoplagi. Certo, chi è fan dei Bad Religion sa che non hanno mai peccano di originalità e si sa anche che, di base, ogni tanto gli scappa un riadattamento ad un proprio pezzo. In questo disco nelle tracce 13 e 14, rispettivamente Ad Hominem e Where the Fun Is, si possono sentire gli arrangiamenti delle ormai storiche Watch it Die e 21st Century (Digital Boy). La traccia numero 6, addirittura, rischia persino di essere tacciata come un plagio (o un tributo?) bello e buono ai veterani di Orange County, i Social Distortion. Ascoltare per credere.

Insomma, tirando le somme, questo The Dissent of Man mi ha deluso, ma non è per forza da buttare via. Magari c'è chi può apprezzare un lavoro del genere, che non è assolutamente da considerare 'brutto', per carità, è di sicuro meglio di molta altra merda che si sente in giro, ma a un fan magari può far storcere il naso. Il problema di fondo è che non c'è innovazione, gliela si sarebbe potuta perdonare quella, c'è solo ripetitività e una strizzata d'occhio a un pop al quale non si erano mai avvicinati prima d'ora.

La delusione lascia spazio comunque ad un paio di chicche: Only Rain su tutte.

Tra i vari fan, sul sito ufficiale della band, si legge di uno spagnolo che accusa Brett Gurewitz di aver ammosciato il 'tiro' del gruppo... e, in effetti, da quando il proprietario della ormai famosissima e stra-fruttifera Epitaph Records è rientrato a far parte del gruppo, qualcosa è cambiato. Bah, dopo trent'anni saran stanchi. Glielo si perdona.

Fino ad un certo punto.

Mai titolo di un disco fu mai più azzeccato.
Almeno per me.

sabato 9 ottobre 2010

GIVE PEACE A CHANCE: E non è cambiato nulla. Nulla.



"Ma è il tuo compleanno?" "Non lo sai che bisogna cantare "Tanti Auguri" due volte per eliminare i germi?" (Cit.)

Chissà se qualcuno invece sa che non son bastati quasi trent'anni per eliminare il vuoto lasciato nel mondo e nella musica da JOHN LENNON.

Per gente che non finirà mai di immaginare, auguri John.
[09.10.1940 - 09.10.2010]

martedì 5 ottobre 2010

Da grande.

Troppo piccoli per poter guidare un'auto o un motorino, troppo per poter costruire capanne nei boschi o occupare capannoni abbandonati - maledetta vecchia - e troppo, troppo piccoli per poter anche solo uscire dalla via con le biciclette.

"Ehi, ciao!" "Ciao..." "Che fai?" "Gioco..." disse dall'altra parte della rete. Lo vidi perso, maledettamente preso da quello che aveva fra le mani. Abbandonai la mia piccola graziella rosso acceso (non so come sia possibile che il primo mezzo di locomozione di un 'bambino' fosse una bicicletta da bambina... rossa per giunta, quindi non chiedetemelo) sul muretto di cinta e mi avvicinai a lui, sempre alle prese con la superficie metallica del cassone del contatore dell'acqua di casa sua; "con cosa giochi?" feci guardando con mezz'occhio lui e mezzo quello che stava facendo "con questo!" e mi mise sotto gli occhi un camioncino, uno dei tanti, con i quali giocava spesso e volentieri "me lo ha portato mio papà" "bello, cos'è?" "un bilico!". Stravedeva per quegli aggeggini, ne aveva un sacco, più o meno la media di un bambino che in genere colleziona macchinine.

Quel pomeriggio rimasi lì, con le mani e la fronte appoggiate alla rete, a guardarlo giocare per un un bel po', finché non si fece tardi e sentii urlare mia madre che mi diceva di tornare a casa.

È l'amico più vecchio che ho. Se qualcuno mi chiedesse chi è la persona che conosco da più tempo, farei il suo nome. Da bambini giocavamo quasi sempre assieme, almeno fino all'inizio della scuola. Lì la cerchia delle amicizie cambiò, o meglio, lui iniziò a farsi degli amici e io rimasi a guardare. Fino ad allora, però, era la persona che conoscevo meglio al mondo.

Di tempo ne è passato da quei giorni, di cose ne sono successe un sacco. Da bambini, almeno una volta, sarà capitato di sentirsi chiedere "E tu? Tu cosa vuoi fare da grande?" ed io, almeno allora, rispondevo "il meccanico", il lavoro di mio padre. Almeno per noi maschietti il 'papà' rimarrà sempre e per sempre l'eroe indiscusso della nostra infanzia e per lui non era diverso. La sua passione per quei giganti su ruote era nata guardando il papà, gli zii e il nonno che ai tempi facevano tutti lo stesso lavoro: i camionisti, appunto.

Come dicevo. di tempo ne è passato e di cose ne sono successe e, alla fine, purtroppo, non tutto va come ti aspetti, almeno non all'inizio.

L'altra sera, tornato da pochissimo dal lavoro, ho incrociato sua madre sulla soglia di casa e, visto che era da un sacco che non la vedevo ne la sentivo, mi son fermato a scambiarci due parole. Era un po' che non vedevo nemmeno lui e ne ho approfittato per chiederle sue notizie. Quello che mi son sentito dire in quel momento mi ha riempito il cuore di gioia. Sapevo che dopo gli studi la sua esperienza col lavoro è stata un tira e molla continuo con quello che lo soddisfaceva e quello che lo opprimeva, le poche parole scambiate in questi anni non mi hanno lasciato intendere fosse entusiasta di quello che stava facendo, ma quello che mi ha detto sua madre quella sera mi ha fatto pensare a quando eravamo bambini e si parlava dei grandi e, inutile dirlo, gli occhi hanno iniziato a inumidirsi e un brivido a farsi spazio tra le vertebre. Quella sera tornavo da una giornata, l'ennesima, passata a fare qualcosa che non mi soddisfa e non mi soddisferà mai e nella mia testa c'era spazio solo per un rumore sordo e opprimente, il suono ridondante dell'insoddisfazione. D'un tratto però, dopo le sue parole, quel rumore si è attenuato, fino a sparire completamente, per far spazio a mille pensieri ed a una gioia che non sto a dire. Un passo indietro lungo almeno vent'anni. Vent'anni, cazzo. Per molti può significare tanto e per altri niente, ma per me quella era una delle notizie migliori che abbia mai ricevuto.


"E tu, Dani? Tu cosa vuoi fare da grande?"


Per quel che vale, sono fiero di te.
E, fidati di me, lo sarebbe anche tuo zio.


giovedì 30 settembre 2010

"Il Corpo delle Donne", di Lorella Zanardo.


"Che ne è dei volti delle donne e del femminile espresso da ogni volto nella sua unicità? Invecchiando io rivelo il mio carattere, dove per caratere devo intendere tutto il vissuto che ha plasmato la mia faccia, che si chiama 'faccia' perché la faccio proprio io con le abitudini contratte nella vita, le amicizie che ho frequentato, la peculiarità che mi sono data, le ambizioni che ho inseguito, gli amori che ho incontrato e che ho sognato, i figli che ho generato." - MEDEA di P. P. Pasolini

martedì 21 settembre 2010

Questi si.

Questi si che li voterei! I Ministri sono tornati - finalmente, oserei dire - a farsi sentire a quasi due anni dal loro fortunatissimo 'Tempi Bui' (Febbraio 2009) e lo fanno prima col video del loro non-singolo, Il Sole, e successivamente con un reportage esilarante, che va a raccontare le vicessitudini e i retroscena sul set del video che avrebbe accompagnato l'uscita del singolo ufficiale, Gli Alberi, che va a promuovere l'ormai attesissimo ultimo lavoro del terzetto milanese, intitolato 'Fuori'.

In poche parole, i nostri ci regalano uno spuntino in attesa della grande abbuffata del 15 ottobre.

Buon appetito.






sabato 18 settembre 2010

Argomenti.

Nel 2010 non avere argomenti riesce a sua volta ad essere un argomento. Allora vorrei averne, così, per fare un po' l'anticonformista.

Vorrei, ma per ora sono più conformista io di una forma di Parmigiano Reggiano.

(Avevo solo promesso di non lamentarmi e, fino ad ora, non ci sono ancora riuscito. Come volevasi dimostrare.)