giovedì 12 agosto 2010

E non l'ho fatto

Sono due anni oggi e ancora non riesco a perdonarmi per le volte che avrei potuto chiamarlo e non l'ho fatto, le volte che sarei potuto andare a trovarlo... e non l'ho fatto. Non riesco a perdonarmi per tutte le volte che avrei potuto fargli sapere quanto gli volevo bene, invece di dare per scontato che per me ci sarebbe sempre stato. Sono passati due anni da quando non c'è più, da quando se n'è andato senza alcun preavviso; cinque dall'ultima volta che l'ho visto... in lacrime.

"Torna. Se non ce la fai con i soldi perché costa troppo, vieni lo stesso. Non preoccuparti, te lo pago io il viaggio... ma torna" - le ultime parole che mi ha detto, l'ultimo abbraccio.

Due, forse tre telefonate in tre anni e quello che riuscivo a dirgli - me ne vergogno, Dio se me ne vergogno - era più inutile e vuoto di qualsiasi cosa voi possiate pensare. Colpa della mia maledetta incapacità ad esprimermi con in mano una cornetta? Colpa della mia svogliatezza? Colpa della mia immaturità? Non so quale sia la colpa più grave, so solo che mi manca; mi manca tantissimo e non so quanto male farà tornare lì e capire che non c'è più, che l'ho perso e non ho potuto nemmeno dirgli addio. Gli devo più di quanto abbia mai immaginato e me ne accorgo solo ora, proprio ora, quando ormai è troppo tardi e non potrò mai più dirgli grazie.

Non so quanto tempo passerà prima che questo vuoto riesca a colmarsi, ma so che fino ad allora non riuscirò a perdonarmi; e mi viene da piangere per tutto quello che avrei potuto fare per lui e non l'ho fatto, tutto quello che avrei potuto dirgli e non gli ho detto.


No, non ci riuscirò.

martedì 10 agosto 2010

Jane says “I'm done with…”

È passato un bel po’, ma ricordo ancora il giorno in cui lessi dei Jane’s Addiction su un minuscolo libricino che parlava in maniera molto sintetica di quella che era la biografia di uno dei miei gruppi preferiti di sempre, i Red Hot Chili Peppers. Buffo, ne parlavo giusto oggi con Cristina e una nostra amica fuori dalla biblioteca comunale; ricordo ancora quando lo presi in prestito da loro anni fa. Lo lessi in meno di dieci minuti, ma la cosa buffa, quella che me ne ha fatto riparlare oggi, è che anni dopo il prestito mi arrivò una raccomandata con ricevuta di ritorno con scritto che il mio prestito era ‘scaduto’ da almeno 350 giorni. Si, perché l’ho letto in dieci minuti, ma poi è rimasto lì in mezzo ad altri libri, cartacce e disegni d’ogni sorta per più di un anno! Ricordo ancora la faccia della bibliotecaria che nemmeno mi fece parlare quando glielo diedi in mano. Dissi una cosa del tipo “Mi scusi ma è rimas…” “Si, grazie. Arrivederci”. Un arrivederci detto con una faccia e un tono che volevano dire “Non farti rivedere almeno per lo stesso tempo per il quale ti sei tenuto il libro”; che poi faceva anche abbastanza schifo come biografia, il libro era minuscolo e sbrigativo ed il prezzo di copertina era inferiore alle vecchie cinquemila lire. Se me lo diceva gliene davo dieci per il solo gusto di bruciarlo una volta tornato a casa. Per me ai tempi era il massimo, ma a posteriori, dopo aver ascoltato ogni nota di ogni loro disco, dopo aver letto ogni cosa scritta sul loro conto, posso dire in tutta tranquillità che quel libricino era davvero brutto e pieno di imprecisioni e cose scritte a caso, forse riportate per ‘sentito dire’, ma va be’.

In quelle poche pagine arrivai al punto in cui, nel 1995, si fa riferimento ad una parentesi in cui il chitarrista prodigio dei Red Hot, John Frusciante, venne sostituito - dopo la sua dipartita nel 1992 - dal chitarrista storico dei Jane’s Addiction, cioè Dave Navarro. In molti se lo ricorderanno per la sua storia da cento copertine con Carmen Electra, per il suo milione e mezzo di partecipazioni in altrettanti milioni di gruppi o progetti e per la sua carriera nel porno, ma gli appassionati di musica lo ricorderanno sempre come un chitarrista tanto eccentrico e narcisista quanto grandioso alle sei corde. Leggendo mi incuriosì questa parentsi su Navarro e il suo ex gruppo, soprattutto quando chi lo ha scritto ha fatto menzione a Perry Farrel, il vocalist nonché scrittore di tutti i testi dei Jane’s, e della sua voce “unica e particolarmente pungente”. Ai tempi non avevo internet e la stampa era quella che era, molto selettiva e attenta al ‘nuovo’. Ero piccolo, avrò avuto quattordici anni e non avevo un mezzo di locomozione adatto a portarmi in centro e tantomeno i soldi per potermi permettere il costo dei mezzi pubblici più quelli dei CD, quindi accantonai l’idea.

Non mi scordai di loro, infatti, due anni dopo, in coincidenza con l’acquisto di un pc con tanto di connessione a internet, riuscii ad accaparrarmi almeno la loro discografia in mp3, visto che comunque le finanze ai tempi erano ancora scarse per quel tipo di acquisti. Mi piacque subito l’impatto sonoro, selvaggio, pregno di riff funkeggianti come piacevano a me e quella voce acuta e ruffiana… Dio, li adorai da subito. Consumai le cuffiette ai tempi e fino ad oggi non ero riuscito ad accaparrarmi nulla di originale del loro repertorio, ma grazie a RockBottom.it (un negozio di dischi di Firenze che da la possibilità di acquistare on line pagando alla consegna in contrassegno) e alla mia malatissima passione per il formato analogico della musica e al non trascurabile ritorno in voga degli LP, sono riuscito a recuperare il materiale storico della band e oggi mi sono ritrovato ad ascoltare in cuffia, completamente rapito, il primo e omonimo disco dei Jane’s Addiction; un disco del 1987 che racchiudeva il materiale scritto da Farrel e soci dal 1985 al 1987, appunto, e il tutto venne racchiuso in un’unica e sensazionale esibizione allo storico The Roxy di Los Angeles (California).

Stampato successivamente su vinile per un’etichetta indipendente, questo live lo associo mentalmente all’operazione fatta dai Guns N’ Roses più o meno nello stesso periodo con “Live! Like a Suicide”, solo che i Jane’s registrarono un concerto al quale aggiunsero sovraincisioni in studio, mentre i Guns fecero il contrario e cioè registrarono il disco in studio e vi aggiunsero gli effetti che lo facevano sembrare una vera e propria esibizione live pressata su disco.

Tornando al lavoro dei quattro californiani, queste dieci canzoni sprizzano un’energia pazzesca e sfido chiunque al giorno d’oggi a trovare un gruppo di esordienti che riesca a trasudare dal vivo tutta la violenza e la passionalità che trasmette questo live. I picchi il disco lo raggiunge con pezzi come le potenti Whores e Pigs in Zen, con la stupenda, malinconica e psichedelica I Would For You o la più famosa Jane Says, pezzo dedicato a Jane Bainter, un’amica della band, la stessa che con i suoi ‘vizi’ ha ispirato il nome del gruppo.






Insomma, il genere di concerto al quale mi piacerebbe assistere… lo stesso che consiglierei a voi.

sabato 7 agosto 2010

Ricomincio da Tre

No, non ho cambiato operatore telefonico, nè voglio far alcun tipo di pubblicità occulta... diciamo piuttosto che con questo è la terza volta che ci provo con un blog. Il terzo, appunto. I motivi sono più o meno semplici da capire, molto infantili a dire la verità. Il Ricomincio da Tre vuole essere a tutti gli effetti una sottospecie di mantra grazie al quale, magari, io possa riuscire finalmente ad esprimermi come vorrei, senza l'ansia di sapere chi legge, senza la paura di infastidire o ferire certe persone, senza il pensiero di dover qualcosa a qualcuno. Oddio, non che prima fosse proprio proprio così, ma ora, vuoi che essendo un posto nuovo la gente ci arriva a scaglioni di "chi ti conosce?" e "chi diavolo sei?", vuoi che cambiando piattaforma magari la mia nuova 'piazzetta immaginaria' potrà portare buoni frutti, vuoi che era una vita che puntavo a Blogspot perché da sempre mi è sembrata la piattaforma ideale, vuoi che magari è la volta buona che ne esce qualcosa di decente e perlomeno meno infatile e vittimistico del solito... vuoi quello che vuoi, magari è la volta buona per riuscire a fare qualcosa che mi soddisfi e mi appaghi come avrei voluto mi appagasse fin dalla prima volta. Perlomeno uno ci spera...

Detto questo, la speranza che nutro è quella che il tutto non muti nel solito can can di buone intenzioni che va a scemare in un'accozzaglia di post autolesionistici e interventi pregni di vittimismo cronico.

Di cosa parlerà questo blog? Be', sono un grande appassionato di musica in ogni suo formato. Compro più dischi di quelli che potrei permettermi e ho strumenti musicali che non so suonare, ascolto decine e decine di gruppi più o meno interessanti per i più e i miei pareri a volte non sono obiettivi e quindi potrei sembrare assolutista o dannatamente di parte, ma è quello che sono: un ascoltatore tutt'altro che democratico, un estremista e qualche volta, nonostante l'età, un fastidioso conservatore. Potrò sembrare esageratamente contro certi generi e certi tipi di musicisti, ma son fatto così e una soluzione, nel mio caso, proprio non esiste. Poi ovviamente si parlerà di me, ma (vi) prometto che  mi limiterò, perché trovo che alla fine lo abbia già fatto abbastanza in passato e quando uno vuol girare pagina è meglio che si metta in testa di farlo, magari partendo dal presupposto che non a tutti piacciono le persone che passano il tempo a piangersi addosso o quelle che riempiono le proprie giornate crogiolandosi nelle proprie pseudo-disgrazie.

Con questo auto-invito a riflettere sulle parole da spendere, do inizio alle danze.

Buona lettura e... portate pazienza, su.