martedì 30 novembre 2010

"Mamma, cosa sono le pellicce?"



Abituarsi

In un mondo dove il genio e l'intelletto muoiono suicidandosi, l'ovvio e il bietto e il triste e l'arrogante non sapere, non volere vedere o il semplice accontentarsi del meno peggio campano cent'anni. Questa è l'Italia. Accontentatevi, i prossimi saremo noi.

lunedì 29 novembre 2010

Demeriti

Noi giovani siamo una massa di ipocriti senza coglioni, smidollati e viziati. Con il principio del 'contro', ma senza fondamenta solide. Chi non sa prendere una decisione senza dare certezze a se stesso e agli altri, lasciando in sospeso le persone alle quali sta a cuore, non meriterebbe di provare alcun sentimento.

Se sei incerto in quello che fai, non ci provare nemmeno, lascia perdere: SAI GIÀ BENISSIMO CHE NON FA PER TE.

venerdì 26 novembre 2010

FUORI (dal Magnolia... magari si sarebbe sentito meglio) / Anche io bevo Amaro Guliani

Era la prima volta che entravo al Circolo Magnolia dopo anni che ne sento parlare bene... e, in effetti, il locale è bello e di poche pretese, uno di quei posti che fanno tanto casa e dal quale ti aspetti quel genere di persone che possono fare al caso tuo, magari coi tuoi stessi gusti musicali o, se ti va male, comunque con qualcosa da dire.

È la seconda volta che mi riesce di andare a vedere i Ministri suonare dal vivo ed è abbastanza per rendermi conto che sono una certezza: una band che dal vivo non tradisce mai le aspettative di chi va a rivederli (e, nonostante il nuovo disco mi sia piaciuto a metà, nemmeno le mie) e che soddisfa al 100% chi li va a vedere la prima volta. Giuro, è impossibile sentir dire da un amante del rock che questa band non sappia tenere un palco. Purtroppo, però, come vuol lasciare intendere il titolo, c'era un problema alla base: l'acustica. Alle 21.30 partono con il loro set i Torquemada, un gruppo di quattro elementi (chitarra, basso, batteria e violectra), tutti e quattro microfonati e supertecnici col proprio strumento. L'impressione avuta è che il loro fosse un genere che racchiudeva in ordine sparso quattro band che non c'entrano nulla fra di loro e cioè Kyuss, Verdena, Afterhours e Punkreas. Al contrario di quanto questa considerazione possa far pensare, il gruppo ci sapeva fare e aveva personalità da vendere. Essendo tutti e quattro microfonati (anche il batterista, che aveva quel microfono da me chiamato 'microfono a guancia'), nella mia mente sono apparsi come i Pooh che fanno rock duro. Ma si sa, io non sono capace di dar giudizi, quindi fate finta che abbia detto Genesis. Fatto curioso invece era che il gruppo suonasse dentro il locale, mentre i Ministri all'esterno, in uno spazio a quanto pare creato apposta per l'inverno, una sorta di capannone riscaldato. Ber organizzato (questa mossa accorciava i tempi del cambio palco) e ben allestito, per carità, ma ieri sera non ha reso giustizia al loro impatto sonoro, creando un marasma di suoni e una marmellata di bassi che più che coinvolgerti ti stordivano. Voce distorta e mischione indistinguibile di chitarre e basso. Capivi quello che suonavano perché conoscevi i pezzi.

Acustica a parte, anche se è solo la seconda volta che li vedo, mi rendo conto d'essere di fronte a una grande band, una di quelle che riesce a tirar su uno spettacolo e una carica così coinvolgente che ti domandi cosa ci facciano ancora al Magnolia, quando, non dico il Forum di Assago, ma almeno un Alcatraz, che di sicuro renderebbe più giustizia ai loro strumenti e soprattutto alla voce, potrebbero riempirlo senza problema alcuno. E poi, per chi non lo sapesse, la data di ieri, il 25 novembre, è andata sold-out nel giro di pochissime settimane e il gruppo per questo motivo, ha deciso di attaccare una data il giorno prima, il 24, così da poter dare la possibilità a chi non è riuscito ad accaparrarsi la prevendita per il giorno dopo. I presupposti per un salto di qualità ci sono eccome, ma forse mi sfugge qualcosa. Approfondiremo col tempo.

Per quanto riguarda l'esibizione, esaudiente fu l'impressione e il commento di Marica che a fine concerto dice "Cacchio, questi spaccano il culo ai passeri!" perché, frase fatta a parte, questi tre ragazzi (+1) ci sanno fare davvero e lo dimostrano pezzo dopo pezzo, partendo dagli esordi fino ad arrivare ad oggi con canzoni nuove di zecca, saltando, urlando, dimenandosi sul palco e suonando sempre in maniera impeccabile ogni nota. Notevole lo sforzo del Divi (basso e voce) che, come mi faceva notare la Cri, che è attenta a questo genere di particolari, è riuscito a mantenere l'intonazione in qualunque circostanza, anche mentre gli strizzavano le chiappe dopo lo stage diving. Si, perché c'è da dire che il cantante s'è buttato fra il pubblico - cantando - almeno tre voltre e in tutte e tre non è riuscito a steccare nemmeno una volta, tanto da far pensare fosse registrato. Federico impeccabile e Michele che pesta sempre come un dannato. Ottimo l'apporto dell'ormai onnipresente ministro aggiunto alla seconda chitarra, alla tastiera e ai sintetizzatori. Belli gli riarrangiamenti di alcuni pezzi (tipo l'intermezzo acustico de Il Bel Canto) e gli spazi intermedi inseriti nel mezzo di due o tre pezzi dove ognuno di essi riusciva a darsi da fare in maniera impeccabile col proprio strumento, quasi come se fosse l'ultima cosa da fare prima di andare all'altro mondo.

Niente da dire nemmeno sulla setlist, completa ed equilibrata che non ha lasciato nulla in sospeso. Mi ha fatto un po' storcere il naso Tutta Roba Nostra, che a ben vedere non è un pezzo che adoro, ma ieri sera è stato l'unico pezzo suonato veramente male. A mio avviso avrebbero potuto mettere El Camino de Santiago e sarebbe potuta essere la scaletta perfetta. Molteplici riferimenti all'Emilio nazionale, alle manifestazioni degli studenti e ottima risposta dal pubblico (per dire, nemmeno erano saliti sul palco che il pit urlava "FUORI!" e "BERLUSCONI PEZZO DI MERDA!". Son cose, eh!), sempre attento e coinvoltissimo nel pogo. Bellissimo tra il primo e il secondo encore l'enorme cartellone composto "UOMINI SOLI", che altro non era una richiesta (per chi non lo sapesse, i Ministri nel precendete tour erano soliti rifare il pezzo dei Pooh durante i loro concerti) purtroppo non esaudita.

Insomma, da fare e rifare e rifare. Questa band migliora di esibizione in esibizione ed è sorprendente la risposta di un pubblico che li conosce per lo più grazie al passaparola. Sarà una mia impressione, ma pur avendo un contratto major, questa band viene pubblicizzata poco... sarà forse perché per i loro concerti non v'è immischiata/o l'ombra/sciacallo del bigliettone? Mah... come dicevo prima, approfondiremo col tempo, così da capire se l'intuizione è giusta o giusta.


ECCO I DICIOTTO PEZZI SUONATI IERI SERA:
- Il sole (è importante che non ci sia)
- Che cosa ti manca
- Bevo
- Non mi conviene puntare in alto
- Vestirsi male
- Fuori
- Gli alberi
- La piazza
- Una questione politica
- Tutta roba nostra
- Il mio compagno di stanza

PRIMO ENCORE
- Il bel canto (solo chitarra, voce e stage diving)

SECONDO ENCORE
- I nostri uomini di vedono
- Mangio la terra (sottotitolata "Odiamo le nonne")
- Tempi bui
- La petroliera
- Diritto al tetto
- Abituarsi alla fine


domenica 21 novembre 2010

SE

Se sei contro: non capisci un cazzo
Oggi, se non ti adegui non sei un Italiano. Per loro devi stare zitto e subire... e guai a parlare di dittatura.

Se ti adegui: sei uno che segue la massa
C'è anche quello che, per quieto vivere, per evitare che certi rompano i coglioni - perché se certi sapessero dove hanno le orecchie, sarebbe già quello un passo da gigante - si fa andare bene tutto, ma se lo fa non va bene, perché sembra che non te ne freghi nulla. Anzi, ve lo dico io: non gliele frega proprio nulla! Figuriamoci se si mette a seguire la massa, qui poi... nel paese dell'altruismo. Bah.

Se ti astieni: sei egoista
Se non vuoi sporcarti le mani, è il rischio che devi correre. Come i lupi nel branco, chi molla è perso. Ma anche no.

Se sei un perbenista: sei un paraculo
Vero.

Se sei un altruista: te ne vanti
Se fai del bene e non te ne vanti parlandone a tutti, non sei uno che fa del bene. Ospita chi vuoi a casa, fai del bene perché un tetto questo non ce l'ha, e poi lamentati perché frega i tuoi spazi.

Se sei un introverso: sei un demente
Se non sbandieri gli affari tuoi al mondo intero, hai sicuro qualcosa da nascondere. Qualcosa di molto grave. Però è anche vero che se tutti sanno che sei un mafioso, un ladro, un bugiardo e un assassino, si giran tutti dall'altra parte. Alcuni invece ti stringono la mano sorridendo e bisbigliando "BEN FATTO!"

Se fai bene e non lo dici: sei un idiota
Se lo dici è impossibile che non ti credano. Tutti fanno bene, non c'è male che tenga. Anzi, si, c'è. Male è chi non usa il preservativo con le troie.

Se dici la verità: sei anticostituzionale
Guai, guai a voi se mai vi capiterà di far notare a qualcuno che ha sbagliato. Non esiste. Siete voi gli ingnoranti, è una questione di punti di vista. Il vostro. Infatti non conta un cazzo. A noi ci piace la figa.

Se ti fai i cazzi tuoi: sei un asociale
Nell'era dei social network non esiste chi si fa i cazzi suoi, ed è proprio vero: prima vivevi meglio. Anche se alla fine non cambia nulla: prima, per farti i cazzi degli altri, dovevi credere a tutto quello che ti dicevano, ora ci credi lo stesso, anche di fronte alle evidenze.

Se sei un asociale: IO non ti chiamo
Non date mai buca agli amici, non dite che state male o che siete giù di morale o che avete bisogno di riposare. Non lo fate! Nemmeno una volta! Siete come le cover del Nokia 3210: intercambiabili. E guai a voi se nella situazione più disperata faceste capire al vostro più caro amico che avete bisogno di una mano, di una spalla su cui piangere o qualcuno con cui parlare. Per quello c'è lo psicologo.

Se dici la tua: rompi i coglioni
Non farlo, non dirlo, non pensarci nemmeno! O me lo certifichi su carta intestata, con timbro amministrativo, impronta digitale, file audio con ammissione e testimonianza con tanto di tracciatura del DNA al seguito - se stai parlando di qualcuno e non di qualcosa - o non dire nulla di quello che sai. Che sia per sentito dire o perché lo hai letto, non è importante. Tu non dirlo, tanto non gliene frega niente a nessuno. Questa è la libertà di parola e se non ti va bene, quella è la dogana. Fuori dalle palle. Il tuo parere non conta un cazzo.

Quindi: fatti una foto e mandala a tutti
"Take it easy", fottitene che noi ce ne fottiamo. Ci vediamo in riva al fosso. E guai a chi tira in ballo a Luciano Ligabue.

martedì 16 novembre 2010

Contraddittorie

Torna come la pioggia incessante del Novembre di tutti gli anni passati
Come il malcontento
Come l'incompiuto
Come il rimpianto di non aver fatto o di non aver detto
Come il non avere voglia
Come il tempo che non passa
Come quello che invece nemmeno t'accorgi che è passato
Come il dolore che provi nel tagliarti con la pagina di un libro, nell'intento di girarla
Come un ricondo stupendo che resterà comunque solo un ricordo.

Torna e, mai come in certi momenti, l'ospite indesiderato diventa indispensabile
e non vedi lo stesso l'ora che se ne vada senza lasciar la minima traccia di se.

Torna, ti ferisce e, nonostante tutto, non puoi comunque farne a meno.

venerdì 12 novembre 2010

Supporre

[sup-pór-re]
(suppóngo; si coniuga come pórre)
v. tr.
- Congetturare, immaginare per ipotesi, presumere: supponi che io ora parta per un mese di vacanza: tu che faresti?
- Immaginare, ritenere, credere: supponeva di avere nemici dappertutto; suppongo che arriverà domani
- Supporre molto di sé, avere un alto concetto di sé

[sup-po-si-zió-ne]
s.f. (pl. -ni)
- Il supporre: ci sono arrivato per s.
- Ciò che si suppone; congettura, ipotesi: una s. verosimile; queste sono solo supposizioni

[sup-po-nèn-za]
s.f.
- Atteggiamento sdegnoso e arrogante: la sua s. irrita chiunque lo frequenti

[sup-po-nèn-te]
(pl. -ti, part. pres. di suppórre)
agg. e s.m. e f.
Che, chi si atteggia in modo sdegnoso e arrogante verso gli altri: è un tipo presuntuoso e s.


giovedì 11 novembre 2010

Mete(o)?

Da bambino ero bravissimo a giocare da solo.

In adolescenza, invece, ero bravo, ma bravo bravo a mangiare.

Di studiare non se ne parlava nemmeno per scherzo, ma ero assolutamente capace di far spendere i soldi ai miei in libri che ero bravissimo a pasticciare e a rendere inutilizzabili, così, tanto per farmi ridere in faccia dal commesso del Libraccio quando provavo a rivenderli.

Al lavoro non ne parliamo. Alla voce lavativo non c'è il mio nome, hanno direttamente messo una mia fototessera dove, per giunta, son venuto male. Per dire, ora dovrei lavorare, invece son qui a scrivere mentre mi pagano per fare altro. Cosa non lo sanno nemmeno loro di preciso, figurati io.

Non mi ritengo uno stupido (sicuro faccio male - lo so che lo avete pensato, siete scontati quanto me, coscente del fatto che state scuotendo lo stesso la testa per esprimere il vostro dissenso. Vi vedo, siete bravissimi.) e quindi ogni tanto ripenso alle cose dette nelle prime righe del post e mi chiedo "ma come sarei ora se allora avessi avuto gli stessi gusti, gli stessi bisogni, gli stessi principi, gli stessi desideri, insomma, la stessa testa che ho oggi?"

Non lo so, però so che tutte queste premesse, in venticinque anni di nulla, mi hanno portato - perdonate il gioco di parole - al nulla. O meglio, son servite a rendermi un peso per i miei che hanno pagato un sacco di soldi per un'istruzione che mi son limitato ad ignorare così da non renderli fieri del loro unico figlio, son servite a non avere un amico vero-presente-fidato e son servite a far si che sia io in primo luogo a non fidarmi di me stesso. Per mia madre sono uno stronzo, per mio padre nemmeno lo so cosa sono... e non so cos'è peggio. Per gli 'amici' sono un buffone saccente e buono a nulla, se non a lamentarsi e a voler avere l'ultima parola ad ogni costo. Non sono circondato da cattive persone, non tutti per lo meno... non parlo bene di nessuno di solito, ho solo di che lamentarmi, sempre, e di conseguenza mia madre ha ragione. Mio padre... boh. Al lavoro è meglio che non sappia cosa pensano di me, altrimenti sono finito. Anzi, forse lo so, ma voglio tenermi questo dubbio. Almeno questo. Non mi conoscono quasi per nulla e odierei profondamente il loro giudizio, quasi quanto odio loro.

Sono qui fermo che mi fisso le scarpe e mi riesce solo di investire il mio tempo  pensando a un modo alternativo di allacciarle, non badando al fatto che sono sporche e che, nonostante questo, alla fine non mi son lasciato portare da nessuna parte nemmeno da loro.

Arrivando alla fine di tutto questo, dite che riuscirò ad avere finalmente una visione nitida della mia non-corsa?

Io dico di si.
Cristallina.

Ve lo chiedevo così, solo per far capire a voi chi sono
e cosa non sarò.

sabato 6 novembre 2010

Bread and Punk Godparents

Parafrasando quello che dissi tempo fa all'amico Monty, che del motivo per cui scrivo questo post ne parlò a suo tempo sul suo blog, certe produzioni hanno un lavoraccio dietro e "i produttori hanno uno scopo e cioè quello di far suonare i dischi in un certo modo. Ingegneri del suono e compagnia bella sono lì per un motivo e, in quegl'anni, il motivo era il vinile".

Di cosa parlavamo? Semplice, se non l'aveste ancora capito di Iggy Pop e dei suoi Stooges.


Sono sempre stato un fissato, un estremista, uno sconsiderato per quanto riguarda l'ascolto dei dischi, in qualunque loro formato. Il mio problema più grosso è però quello che se un disco non mi conquista nel momento preciso in cui lo ascolto, viene accantonato. Questo è quello che successe con gli Stooges ormai anni fa, quando mi procurai gli mp3 dei loro primi tre lavori (o i primi due e mezzo, visto che ancora c'è gente che si chiede a chi attribuire l'ultimo Raw Power, se a Iggy come sua prima opera solista o a tutta la formazione storica degli Stooges) e, vuoi per il genere di ascolti che stavo affrontando allora, vuoi che comunque cresci e lo fai lentamente, ma ai tempi non ci fu appeal. Ricordo che ascoltai il primo omonimo e Raw Power e, in un primo momento, mi sembravano uno troppo moscio e l'altro spropositatamente distorto e di conseguenza inascoltabile per quello che allora era il mio metro di giudizio del tempo. Pensai fosse colpa del formato e pensai anche che le spese in quel periodo volevo farle per acquistare altro materiale, quindi lì'interesse andò scemando e mi dimenticai momentaneamente di loro.

Poi mi imbattei nel post del sopracitato Monty e rinacque la bramosia. Con lui mi misi a parlare della produzione di questi tre lavori, che appunto nel formato mp3 non mi dicevano nulla, ma che comunque non potevano dare giustizia a dischi concepiti, nati, cresciuti e sviluppati per il formato analogico. Quindi ci eravamo ripromessi di aggiornarci al riguardo, perché la cosa aveva un peso e andava assolutamente approfondita.

Ecco, sabato con la scusa di un'uscita discografica per me agognata come l'acqua nel deserto, mi sono ritrovato per la prima volta alla fnac di via Torino a Milano, con Cristina che, evidentemente, come ogni volta che si entra in un negozio dove sono esposti CD e LP, si dev'essere sentita sola che di più non si può. Devo ringraziarla, prima di tutto per la pazienza che mostra ogni volta nei miei confronti (divento un pazzo maniaco in quei posti) e secondo poi perché era la prima volta che mettevo piede in quel posto e, grazie a lei che mi ci ha portato, mi son sentito come il Charlie de La Fabbrica di Cioccolato: povero, poverissimo, ma felice. Mentre spulciavo avido fra gli scaffali mi sono imbattuto nello scompartimento riservato agli Stooges e ho notato che i prezzi erano più che accessibili, quindi dopo il solito "perché no?" mi sono trovato dentro al negozio con un carrellino - tipo quelli del supermercato - al seguito e tutto l'occorrente per mantenere la promessa fatta a suo tempo a Monty e a me stesso. E per diventare ancora più povero, ovviamente. Curioso il fatto che, intento a fare la fila alla cassa, guardando le copertine dei CD appena tirati su dallo scaffale noto che sul retro di The Stooges e Fun House v'è scritto: "The music on this compact disc was originally recorded on analog equipment. We have attempted to preserve, as closely as possibile, the sound of the original recording. Because of its high resolution, however, the compacr disc can reveal limitations of the source tape." mentre su quello di Raw Power leggo: "People kept asking me - musicians, kids I would see, 'Have you ever thought about remixing Raw Power?'" "Everything's still in red, it's a violent mix. The proof's in the pudding." e alla fine mi ritorna in mente appunto lo scambio di opinioni di cui sopra. Arrivato a casa,  PC alla mano, mi documento e scopro che mentre per i primi due si parla solo di riversamento con 'adattamento' da analogico a digitale, sull'ultimo c'è proprio un riconfezionamento audio
Leggo anche che ne '73, quando uscì l'ultimo lavoro di Iggy con gli Stooges, il disco era pronto già mesi prima dell'uscita, solo che il missaggio non convinceva i discografici perché troppo caotico, quindi venne assoldato un certo David Bowie al mixer e il disco finalmente uscì. La versione riversata in CD però, nel 1997, venne ripresa da Pop perché, a detta sua - guarda caso rafforzando la mia teoria - non rendeva giustizia al lavoro. Dopo essermi documentato, passo all'ascolto e, come speravo, già passando da mp3 a CD il discorso cambia, non tanto per il primo lavoro (registrato di suo abbastanza basso e con sfumature non troppo nitide, anzi, decisamente cupo e sottotono per i miei gusti... senza però farsi mancare pezzi epocali, ovvio), quanto per Fun House e Raw Power che in compenso sono devastanti e ti prendono a schiaffi forti pezzo dopo pezzo. 
Mi ritrovo stordito sul pavimento freddo della stanza, con le casse che urlano. Adorante. Come se fossero nel mio salotto a suonare e sanguinare, come se Iggy stesse urlando a due centimetri dal mio naso. Estasi, talmente in estasi che mi ritrovo a pensare che se in CD, nonostante le premesse, questa musica riesce a rendere così tanto, non oso immaginare cosa può diventare questo sound, riprodotto 'a freddo', sul caldo vinile. La curiosità è tanta, al punto che lunedì dovrebbero arrivarmi gli LP degli ultimi due dischi sopracitati, uno (Fun House) nella ristampa del 2007 e l'altro (Raw Power) nella versione 2010, con tanto di doppio LP contenente, oltre ad un booklet dettagliato con testi, foto dell'epoca e commenti degli autori del materiale inciso, le due versioni del disco: quella di Bowie del '73 e quella di Pop del '97.


Si si, lo so. Ho detto che sono povero.
Ma che volete che vi dica, anzi, chevvelodicoaffare...
non mangerò.

D'altronde "Non si vive di solo pane..."