giovedì 11 novembre 2010

Mete(o)?

Da bambino ero bravissimo a giocare da solo.

In adolescenza, invece, ero bravo, ma bravo bravo a mangiare.

Di studiare non se ne parlava nemmeno per scherzo, ma ero assolutamente capace di far spendere i soldi ai miei in libri che ero bravissimo a pasticciare e a rendere inutilizzabili, così, tanto per farmi ridere in faccia dal commesso del Libraccio quando provavo a rivenderli.

Al lavoro non ne parliamo. Alla voce lavativo non c'è il mio nome, hanno direttamente messo una mia fototessera dove, per giunta, son venuto male. Per dire, ora dovrei lavorare, invece son qui a scrivere mentre mi pagano per fare altro. Cosa non lo sanno nemmeno loro di preciso, figurati io.

Non mi ritengo uno stupido (sicuro faccio male - lo so che lo avete pensato, siete scontati quanto me, coscente del fatto che state scuotendo lo stesso la testa per esprimere il vostro dissenso. Vi vedo, siete bravissimi.) e quindi ogni tanto ripenso alle cose dette nelle prime righe del post e mi chiedo "ma come sarei ora se allora avessi avuto gli stessi gusti, gli stessi bisogni, gli stessi principi, gli stessi desideri, insomma, la stessa testa che ho oggi?"

Non lo so, però so che tutte queste premesse, in venticinque anni di nulla, mi hanno portato - perdonate il gioco di parole - al nulla. O meglio, son servite a rendermi un peso per i miei che hanno pagato un sacco di soldi per un'istruzione che mi son limitato ad ignorare così da non renderli fieri del loro unico figlio, son servite a non avere un amico vero-presente-fidato e son servite a far si che sia io in primo luogo a non fidarmi di me stesso. Per mia madre sono uno stronzo, per mio padre nemmeno lo so cosa sono... e non so cos'è peggio. Per gli 'amici' sono un buffone saccente e buono a nulla, se non a lamentarsi e a voler avere l'ultima parola ad ogni costo. Non sono circondato da cattive persone, non tutti per lo meno... non parlo bene di nessuno di solito, ho solo di che lamentarmi, sempre, e di conseguenza mia madre ha ragione. Mio padre... boh. Al lavoro è meglio che non sappia cosa pensano di me, altrimenti sono finito. Anzi, forse lo so, ma voglio tenermi questo dubbio. Almeno questo. Non mi conoscono quasi per nulla e odierei profondamente il loro giudizio, quasi quanto odio loro.

Sono qui fermo che mi fisso le scarpe e mi riesce solo di investire il mio tempo  pensando a un modo alternativo di allacciarle, non badando al fatto che sono sporche e che, nonostante questo, alla fine non mi son lasciato portare da nessuna parte nemmeno da loro.

Arrivando alla fine di tutto questo, dite che riuscirò ad avere finalmente una visione nitida della mia non-corsa?

Io dico di si.
Cristallina.

Ve lo chiedevo così, solo per far capire a voi chi sono
e cosa non sarò.

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