lunedì 7 gennaio 2013

I fell in love, but it didn't catch your fall

Anticipato dal singolo "The Forgotten", regalato, tra l'altro, alla colonna sonora per il capitolo finale della saga Twilight (e qui mi fermerei), esce l'ultimo capitolo di una trilogia che per mesi ha reso e renderà i Green Day protagonisti indiscussi dell'autunno/inverno musicale 2012/2013. Il prossimo 11 Dicembre, infatti, la band darà alla luce (con un mese di anticipo sulla tabella di marcia) ¡Trè!, disco che chiude un cerchio aperto a Settembre con ¡Uno! e proseguito a Novembre con ¡Dos!, e che va a sottoscrivere il momento di particolare prolificità artistica e ispirazione del terzetto californiano.

Fin dall'ascolto della prima traccia, il disco fa una dichiarazione di intenti e si capisce che il resto del materiale supererà difficilmente il livello di BPM al quale la band ci ha abituati negli anni. Traccia dopo traccia ci si ritrova ad ascoltare pezzi che a tratti pagano pegno al Pop e quasi sempre ai Beatles e agli Who più melodici. Son convinto che però nemmeno i più affezionati al lato grezzo della band riusciranno a storcere il naso di fronte a pezzi come l'opening track, "Brutal Love", una ballata che profuma di anni '50, o alla bellissima "Drama Queen" (curiosità: il pezzo appare già in ¡Dos! in versione LP, al posto di "Stray Heart").

Pezzo dopo pezzo non si può far altro che rendersi conto che è materiale semplice, ma allo stesso tempo magnetico e che a tratti va a stravolgere l'immagine che un fan medio e non per forza dell'ultima ora si è fatto di una band, pur non facendo cambiare idea sul giudizio fino ad ora espresso su di loro.

Con pezzi quali "Missing You", "8th Avenue Serenade", "Sex, Drugs & Violence", "Amanda" siamo di fronte ai soliti Green Day, magari meno veloci e un po' più patinati, mentre con il resto del disco ci si ritrova a canticchiare o fischiettare melodie decisamente semplici, che restano facilmente in testa e che, nonostante questo, difficilmente potranno annoiare i più più in là con gli ascolti.

Cosa strana, ma non per forza negativa, è che la band non era arrivata a questi livelli di immediatezza nemmeno con gli episodi contenuti nei best seller American Idiot e 21st Century Breakdown. Ogni traccia presente in questo disco è così dannatamente orecchiabile da rendere ogni titolo contenuto nella tracklist un potenziale singolo promozionale, seppur mantenendo degli standard che riusciranno a non allontanare i fan della prima ora.

A chiudere le danze del disco e in generale di tutto il progetto che ruota attorno a questa trilogia, è appunto il primo singolo di cui parlavo all'inizio della recensione, "The Forgotten", una ballata che inizia con un inciso voce/piano ammaliante e che da il giusto tocco di malinconia quasi voluta che va a salutare e a tirar giù un sipario su di una trilogia che a mio avviso ha fatto centro, regalando ai fan tre lavori abbastaza diversi tra loro e affrontando tre generi che non fanno altro che confermare la bravura, il talento e la versatilità di Billie Joe, Mike e Trè Cool che col tempo son riusciti a mantenere una dignità artistica che molte band contemporanee si possono solo sognare.

Non che ce n'è bisogno, ma ogni tanto ci sta mettere i puntini sulle "i". E nessuno ci riesce così bene come i Green Day!

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