Che sia stato un bene? Che la sua dipartita abbia portato nella band voglia di far respirare aria fresca ai fan? Non si sa, ma di certo in pochi avrebbero dato due lire ai Red Hot Chili Peppers (di nuovo) orfani di John Frusciante. Fatto sta che quest'aria nuova si respira, si respira eccome! Lo dico da grandissimo fan di John, ma il suo abbandono ha ridato vita a una band che con gli ultimi due dischi (By the Way del 2002 e il doppio Stadium Arcadium del 2006) mi aveva lasciato un amaro in bocca quasi indelebile. Invece Josh Klinghoffer fa il suo dovere e porta quella ventata d'aria fresca regalando un contorno chitarristico degno di nota, fortunatamente molto diverso da quello dei tre predecessori nella formazione della band di L.A.
Melodie messe al posto giusto, groove di batteria e di basso martellanti, con un Chad Smith e un Flea che non si sentivano così imponenti e tecnici dai tempi di One Hot Minute (1995), un Josh Klinghoffer che con le sue chitarre super-effettate non fa rimpiangere chi gli ha lasciato il posto e un Anthony Kiedis che pare abbia finalmente imparato a cantare.
Per ora i pezzi che preferisco sono la openig track, Monarchy of Roses (con un cantato molto simile alla loro celebre Warped) e a Brendan's Death Song, una ballata molto coinvolgente che pare sia stata la prima canzone scritta e incisa per questo ultimo disco.
Devo dire la verità: all'inizio, il singolo rilasciato a metà luglio, The Adventures of Rain Dance Maggie, mi aveva lasciato un po' di sasso, con l'amaro in bocca, diciamo. Questo può succedere; quando sei un fan sfegatato di una band che ha fatto della sua sregolatezza e del suo uscire dal binario dell'ovvietà pop il proprio punto di forza, non puoi fare altro che storcere il naso di fronte a un pezzo del genere. Però, sulla lunga distanza, dopo svariati ascolti, mi ricordo che i Beatles erano sfacciatamente pop e che io i Beatles li adoro e così, anche i peperoncini con questo loro I'm With You, riescono a convincermi andando a segno con un disco pieno zeppo di un pop/funk di una raffinatezza disarmante, mai lagnoso come brani in cui spesso ci si imbatteva nei precedenti due lavori in studio, con arrangiamenti e un groove per il quale sfido chiunque a rimaner fermo sulla sedia.
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